L’INFERNO E LA FANCIULLA

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con Serena Balivo
ideazione e drammaturgia Mariano Dammacco e Serena Balivo
regia Mariano Dammacco

Premio Nazionale Giovani Realtà
del Teatro della Civica Accademia d’Arte Drammatica Nico Pepe
Selezione In Box Blu 2016

24 marzo 2017 ore 21.00
Teatro bellARTE, Via Bellardi 116 – Torino
Biglietteria: Intero: 10€/ Ridotto: 8€ (In abbonamento)

Info e prenotazione posti
tel. 0117727867 / mob. 3206990599 / mail. info@tedaca.it

In scena una surreale bambina, la fanciulla, e conduce gli spettatori in un suo personale viaggio all’inferno, non l’inferno delle anime dannate, bensì l’inferno che a volte ci sembra di vivere nella nostra quotidianità. Si tratta di un viaggio alla ricerca di una propria dimensione di adulto. Gli spettatori assistono al confronto della fanciulla con le aspettative e le speranze riguardo la sua vita, con le difficoltà e le delusioni legate alla ricerca di qualcuno che le sia affine. E ancora, la fanciulla conoscerà la paura e insofferenza per l’autorità e scoprirà di essere capace di sentimenti negativi quali la rabbia e misantropia. Infine, lo spettacolo svelerà che il vero e proprio inferno sulla terra della protagonista, o forse di molti di noi, sta nel rischio di non raggiungere mai una condizione di adulto, ma di essere imprigionati in una proiezione mentale di se stessi da adulti, senza che questa si concretizzi mai in realtà.

L’inferno e la fanciulla è un monologo con drammaturgia originale che affianca una lingua altra e poetica a umorismo e allegoria.

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Rassegna Stampa
Un articollo di Andrea Porcheddu su glistatigenerali.com

“Ha una strana, inafferrabile dimensione anarchico-poetica il teatro di Mariano Dammacco e della sua Piccola compagnia. […]. Sicuramente calzante e illuminante, l’indicazione illustra bene la folgorante creazione de L’inferno e la fanciulla, scritto a quattro mani da Dammacco assieme a Balivo. Spettacolo breve, sorta di apologo certo non moraleggiante, anzi. Al centro della vicenda
vi è una donna-bambina, o forse una bambina-donna che evoca (o racconta) il suo debutto in società: l’ingresso a scuola. La storia si dipana per quadri, che sono evocazione di un viaggio negli inferi del mondo e della realtà: tra maestre imponenti e bambini deludenti, la fanciulla arriverà nientemeno che a tu per tu con Satana. È una visione del mondo angosciante e grottesca, sussurrata con sottile ironia e con straniante efficacia anche grazie all’interpretazione della Balivo, che si incarna in una bambina-bambolina dalla vocina stridula e leziosa. L’operina ha momenti divertenti, altri toccanti, ma su tutto prevale un senso di disagio, di aspro e stridente fastidio.

Quella creaturina sapiente e selvatica si muta in un istante, infatti, nella consapevole voce di un’altra donna, matura forse, certo contraltare della bambina. Possiamo immaginare che la voce appartenga alla donna che verrà, o che era, sicuramente è di una persona portatrice di disagevoli e faticosi traumi dell’esistere e dello stare al mondo. “L’inferno sono gli altri” suggeriva il poeta: ma qui, per Dammacco e Balivo, l’inferno è il magma interno e interiore, è il desiderio spasmodico di libertà, è il sogno candido che si muta in incubo, è la rabbia di non entrare, mai, nei giochi della vita. È la lucidità di sguardo di chi, alla fine, ha capito che poco e nulla resta da fare, se non, forse, provare a sopravvivere. I quadri si susseguono, accompagnati o intervallati da musica, sino a un delirio immaginifico dai toni apocalittici e onirici, che si tramuta in un attimo in amara consapevolezza del sé”.