Fine pena ora - Spettacolo teatrale di Tedacà

Fine Pena Ora al Festival delle Colline Torinesi (16-20 ottobre)

NUOVA PRODUZIONE TEDACA

PRIMA NAZIONALE

16 e 17 ottobre ore 19 |
18 e 19 ottobre ore 21 |
20 ottobre ore 19
Teatro Bellarte, via Bellardi 116, Torino

26⁰ Festival delle Colline Torinesi – Torino Creazione Contemporanea

Biglietteria € 16 (intero) / ridotti € 11 (ridotto)

ACQUISTA IL BIGLIETTO ONLINE SU fondazionetpe.it/festivaldellecolline26/fine-pena-ora/

Di Elio Fassone

Adattamento e Regia Simone Schinocca
Con Salvatore D'Onofrio | Costanza Maria Frola  Giuseppe Nitti
Assistente alla regia Valentina Aicardi
Scenografia e light design Sara Brigatti e Florinda Lombardi
Musica Elio D'Alessandro
Costumi Agostino Porchietto
Diario di bordo Social Alessandra Scatà
Foto Emanuele Basile
Grafica Silvio Giordano
Distribuzione Carlotta Lando (distribuzione@tedaca.it)
Produzione Tedacà

30 anni di lettere fra l'ergastolano e il giudice che l'ha condannato

Simone Schinocca, direttore artistico di Tedacà, firma la regia di un testo di Elvio Fassone, autore, magistrato ed ex componente del Consiglio Superiore della Magistratura.
In scena Salvatore D’Onofrio, attore de "La scortecata" e "Cani di Bancata" di Emma Dante, e in film come  "L’immortale" di Marco D’amore e "Capri revolution" di Mario Martone. In scena anche Giuseppe Nitti, attore formatosi al Teatro Stabile di Torino, e Costanza Maria Frola, già attrice in diverse produzioni firmate Tedacà.

Fine pena ora, porta in scena la corrispondenza lunga oltre 30 anni tra un ergastolano e il suo giudice. La storia di due mondi, due vite completamente diverse all’apparenza inconciliabili che, lettera dopo lettera, trovano un punto di unione. L’umano viene posto al centro, con i suoi limiti, le sue contraddizioni, con il suo desiderio di ricreare un punto zero.
Come si può ritrovare un senso, partendo da quel Fine pena Mai che accompagna il nome di Salvatore?  Un’opera che scuote e commuove, che chiede come conciliare la domanda di sicurezza sociale, e la detenzione a vita, con il dettato costituzionale del valore riabilitativo della pena, senza dimenticare l’attenzione al percorso umano di qualsiasi condannato.